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Gen. Edmondo Di Pillo

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Gen. Edmondo Di Pillodipillo

 

Edmondo Di Pillo nasce a Popoli il 20 maggio del 1904. Fulgido esempio di patriottismo e di consapevole audacia , oggi il suo nome è legato ad una medaglia d'oro al Valor Militare ed alla sua militanza nelle file patriottiche alla vigilia dell'ingresso a Roma delle truppe alleate. Nel 1926 è congedato dagli obblighi di leva, assolti come Sottotenente di complemento nel 79° reggimento di fanteria della Brigata Roma. La sua carriera militare si arricchisce nel 1935, quando diviene Tenente del primo reggimento Granatieri di Sardegna, se pur con un breve richiamo per istruzione. L'Italia vive anni non facili, ricostruibili sotto mille sfaccettature sui libri di storia. Anche chi è lontano dalla politica sente su di sé il peso di una coscienza civica, che lo avvicina alla storia e al proprio presente. È questo forse lo spirito che anima la decisione di Edmondo Di Pillo, il quale non apparteneva ad alcun movimento politico, di accostarsi con un impegno attivo alla Resistenza e di votarsi alla causa per la lotta clandestina di Liberazione in opposizione al Nazismo. In questo percorso a segnare una svolta nella sua vita è la data della firma dell'armistizio: l'8 settembre 1943. La sua ascesa nella militanza è rapida: diviene a poco a poco collaboratore degli Ufficiali appartenenti alla V Armata americana, organizza e assume la direzione delle operazioni di trasporto clandestino di agenti segreti e di radiotelegrafisti sulla costa del Tirreno, dirigendo azioni di sabotaggio nei dintorni di Roma. Altro merito a lui riconosciuto è l'azione delicata, intelligente e pericolosissima , con cui riesce ad evitare la distruzione, per mano tedesca, di importanti impianti idroelettrici, alla vigilia dello sbarco alleato ad Anzio. Nel contempo la sua carriera personale era già all'apice: Di Pillo all'epoca ricopriva il ruolo di Direttore della società "La Commerciale Bombrini Parodi Delfino" impegnata dal 1912 nella produzione di polveri da lancio e scoppio, presso cui aveva lavorato come ragioniere. Nel 1944 la sua vita prende una direzione diversa: passa in clandestinità, si ritira nella sua casa di Roma per riprendere i contatti con i partigiani. La sua partecipazione alla resistenza non era mossa da nessun interesse per quella che avrebbe potuto essere la sua posizione personale negli schieramenti politici, che andavano delineandosi in vista della liberazione dell'Italia da parte delle forze alleate contro il Nazismo. Purtroppo, nel giro di ventiquattro ore, viene individuato, arrestato e condotto insieme a sua moglie nelle sede del famigerato Comando Tedesco di Via Torquato Tasso, carcere con vere e proprie camere di tortura, in cui i prigionieri subivano un trattamento durissimo e potevano ricevere visite una volta a settimana per il cambio della biancheria e due uova sode. Di Pillo viene sottoposto a stremanti interrogatori, durante i quali subisce numerosi maltrattamenti e torture tali che, al suo ritorno in cella, è irriconoscibile agli occhi dei suoi compagni, a cui dice: "Io non ho parlato, ragazzi. Coraggio, a voi ora!" Tre giorni prima della liberazione da parte degli Alleati e dei partigiani a Roma, annunciata da Radio Londra, che trasmetteva il messaggio con la parola "Elefante", rivolta alla Resistenza, i Tedeschi preparano un piano di fuga puntiglioso, volto a sostituire il precedente piano di demolizione della città, così decidono di fuggire a nord con l'intenzione di raggiungere le altre truppe in ritirata. La preparazione per la partenza prevede la distruzione di documenti importanti, il carico di armi, oggetti di casermaggio e altri materiali. Alcuni prigionieri li devono seguire, vengono condotti forzatamente su due autocarri. Il 3 giugno 1944 la partenza diviene precipitosa, appena fuori Roma un autocarro viene abbandonato, mentre altri quattordici prigionieri italiani, tra cui Di Pillo, Bruno Buozzi sindacalista oppositore del Fascismo, un collaborazionista non facente parte della Resistenza ed altre undici persone tra patrioti e ostaggi, sulla Cassia, all'altezza della Storta vengono fatti scendere dal camion, avviati lungo un sentiero, allineati e barbaramente trucidati.

Augusta Franceschelli

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