Colarossi Mancini
Nacque a Scanno il 12 settembre 1859 e li lì fece i suoi primi studi con la guida di colti sacerdoti per poi frequentare l'Istituto Tecnico dell'Aquila diplomandosi in Agrimensura. All'età di 25 anni fu chiamato a Popoli dallo zio materno Ciro Mancini, che fu più volte Sindaco tra il 1861 e il 1886. Nel 1889 sposò Rosina Filomusi-Guelfi. Entrato nella vita pubblica fu membro e poi presidente della Congregazione di carità. Sindaco nel 1896-1902, Commissario Prefettizio e ancora Sindaco nel 1912-1913. Al tempo del suo primo mandato Popoli viveva un momento di importante trasformazioni e di sviluppo, nonostante il notevole numero di emigranti. Il corso del fiume Aterno venne spostato e munito di argini (1896) , il paese fu dotato di una rete di illuminazione elettrica (1898) , di nuove fognature e di nuove pavimentazioni stradali (1901) . Di queste novità , favorite dalla sua opera di Sindaco, Colarossi-Mancini diede conto, con un certo orgoglio, nelle Memorie storiche di Popoli, un'opera evidentemente scritta negli anni in cui fu libero dagli impegni amministrativi e che apparve, a cura della tipografia Fracasso e con una copertina di Basilio Cascella, nel 1911. Il libro, di notevole importanza per le notizie storiche raccolte e discusse dall'autore, rappresenta oggi anche una preziosa testimonianza della realtà popolese di circa cento anni fa, della quale Colarossi-Mancini ha tracciato una descrizione in cui osservava, tra l'altro, che Popoli "oggi conta i suoi ottomila abitanti, quantunque una larga emigrazione per le Americhe le abbia tolto quasi tutti le sue più vitali energie. Ha belle strade ampie, dritte, lastricate di pietra e di asfalto; ha pubblici e privati fontanini d'acqua eccellente; ha fognatura generale , luce elettrica, e molini elettrici ed ad acqua". L'opera fu recensita da lgnazio Carlo Gavini, architetto e studioso più tardi impegnato nel restauro di numerosi monumenti abruzzesi nonchè autore di due celebri volumi dedicati alla Storia dell'architettura in Abruzzo, il quale scrisse che il libro era da portarsi ad esempio per "quanti amano l'illustrazione della bella regione abruzzese". Non molte località infatti, in quel tempo, potevano vantare opere del genere. Nella stessa recensione Gavini precisava che un Frate "Giacomo a Pop. . . '', il cui nome era scolpito sull'ambone di S. Clemente a Casauria non poteva essere identificato, come supponeva Colarossi-Mancini condividendo quanto affermatoda Vincenzo Bindi, con il maestro marmoraro Giacomo, autore nel 1210 del portico della cattedrale di Civita Castellana; ne seguì, sulle pagine della "Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti'" una polemica "dotta, ma non sempre serena" tra Colarossi-Mancini e Pietro Piccirilli che fu chiusa, oltre dieci anni più tardi, ancora da Gavini, che chiarì definitivamente come nel frate Giacomo dovesse riconoscersi non l'autore ma il donatore dell'ambone; e va a merito di Colarossi-Mancini, come attesta Zaccaria Setta, di aver saputo infine condividere la conclusione che non fosse mai esistito un Frate Giacomo scultore di Popoli. lntorno agli stessi anni, in qualità di Ispettore onorario per i Monumenti e gli Scavi, Colarossi-Mancini s'impegnò perchè la Taverna Ducale, l'edificio civile più importante di Popoli, divenisse di proprietà dello Stato per accogliere statue, epigrafi e reperti d'interesse archeologico. A sostenerlo nel difficile progetto, che fu portato a termine solo nel 1932, cinque anni dopola sua morte, fu il Senatore Francesco Filomusi-Guelfi, suo cognato, il quale, rivolgendosi al Ministro della Pubblica lstruzione Credaro nella toccata de1 Senato dell'11 giugno 1913, accennò alla proposta di fondazione di un museo comunale in Popoli con queste parole: "Il ministro saprà che ivi esiste un edifizio che va sotto il nome di Taverna Ducale, insigne monumento storico ed artistico. La Taverna Ducale è monumento nazionale, e recentemente la Sovraintendenza di Roma (22 gennaio) si rifiutò di permettere talune modificazioni che il proprietario dell'edificio voleva apportare, edificio che ora è addetto a stalla. L'ispettore onorario ai monumenti e scavi di Popoli propose alla sovraintendenza l'acquisto della Taverna Ducale e che venisse affidata al comune per la manutenzione. Pare che si vogliano raccogliere in quel locale, convenientemente adattato, oggetti che si trovano ora dispersi in varie località di Popoli, e specialmente quelle che si hanno nel giardino dei Cantelmo [. . .] la raccolta di essi in un edificio governativo e sotto la custodia di un ispettore, assicurerebbe il loro acquisto e la lore conservazione. Oggi possiamo constatare la realizzazione di questo programma, e contemplare nella restaurata Taverna Ducale i pochi resti archeologici sopravvissuti alla dispersione del patrimonio di statue, sculture ed epigrafi raccolto soprattutto dal cardinale Giacomo Cantelmo nel Seicento, oltre a qualche altro reperto rinvenuto più tardi. Dal 1921 è la Storia di Scanno e guida alla Valle del Sagittario (L'Aquila, 1921) , un corposo volume definito "pregevole" da Benedetto Croce, giudizio di cui Colarossi-Mancini andava fiero; l'opera, inoltre, gli valse l' ammissione tra i soci della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Come scrisse Cesare Rivera questo libro presenta infatti "ampiezza di ricerche, studio appassionato, chiarezza espositiva e varietà di contenuto". Il volume era scritto a Popoli e terminato nel 1920, con sentimenti di amore e nostalgia per Scanno, la "cara patria, dove lasciammo la parte migliore dell'anima nostra", come avverte l'autore della prefazione. E per questo egli volle che i proventi della vendita fossero devoluti all'Asilo d'Infanzia del suo paese natale. Ma testimonia il suo attaccamento a Scanno anche il suo impegno degli anni seguenti, svolto in qualità di membro della Commissione aquilana per la conservazione dei monumenti, perchè un importante finanziamento ministeriale fosse destinato al restauro della chiesa di S. Maria della Valle. Nel 1927 veniva pubblicato l'Elenco degli Edifici Monumentali della Provincia de L'Aquila notificati dal Ministero della Pubblica Istruzione, comprendente undici edifici popolesi, a segnalare quali aveva certamente contribuito Alfonso Colarossi-Mancini. Ma, il 12 gennaio dello stesso anno, egli era venuto a mancare. A distanza di quasi ottant'anni, nel valutare la sua opera di amministratore e di studioso, non si può fare a meno di osservare come essa sia stata ispirata all'intento di migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini e di educarli all'amor di Patria - come auspicato, in quegli anni, anche da Benedetto Croce - attraverso la conoscenza della storia locale, di cui i monumenti sono concreta testimonianza, solo a partire dalla quale si sarebbero potute meglio comprendere le vicende della storia nazionale. La notizia che tanto la Storia di Scanno che le Memorie storiche di Popoli saranno presto ristampate a cura delle rispettive amministrazioni comunali, corrisponde e porta avanti nel tempo il proposito del loro autore, e c'è da attendersi che i suoi studi vengano fatti conoscere anche nelle scuole. Ma un secondo impegnò i cittadini popolesi dovrebbero far seguire a questa felice iniziativa quello che la Taverna dell'Università, edificata nel 1574 dall'Amministrazione Comunale accanto alla Taverna Ducale e in concorrenza con essa, alla proprietà di questa Amministrazione ritorni, anche in questo proseguendo nell'azione indicata da Alfonso Colarossi-Mancini con il suo tenace e instancabile esempio.
Adriano Ghisetti Giavarina